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Butterfly

19 Aprile 2017

Butterfly
65% vol.

‘Butterfly’ e’ una versione moderna di un assenzio del periodo prima della proibizione che veniva prodotto negli Stati Uniti nei primi anni del ‘900. Il concetto di Assenzio ‘Butterfly’ e’ nato quando un absintheur americano, Brian Fernald, stava facendo una ricerca sulle distillerie di Massachusetts del periodo antecedente il proibizionismo. Brian ha un grande interesse per l’assenzio e per la storia degli ingredienti classici dei cocktails. Secondo lui l’assenzio Butterfly doveva essere stata una delle marche più importanti ma nel 2007 i distillatori americani cambiarono il loro punto di vista a riguardo. Così Brian decise di iniziare il progetto da solo e il primo passo lo fece riunendo un gruppo di storici della zona per fare una ricerca sulla marca e sulla famiglia Dempsey grazie alla quale scoprì un tesoro di informazioni fra cui una collezione di libri con ricette scritte a mano dalla stessa famiglia. Questa interessante scoperta spinse Brian a cercare un distillatore con il quale tentare di ricreare la ricetta Butterfly e pensò subito a Claude-Alain Bugnon distillatore del Clandestine suo assenzio preferito da quando, nel 2005, ne acquistò una bottiglia. Claude-Alain rimase affascinato dall’idea Butterfly e decise di accettare la proposta di Brian cominciando la distillazione di questo assenzio nel 2010 facendo naturalmente tesoro delle informazioni raccolte dal suo compagno di avventura e seguendo rigorosamente la ricetta della famiglia Dempsey.

Considerazioni sul Butterfly di Chiara Alfonzetti (assenziofila dell’associazione italiana per la tutela dell’assenzio).

“Innanzitutto c’è da precisare il contesto della produzione americana pre-bando.
Dall’inizio dell’Ottocento “sbarca” e si diffonde con un notevole successo l’uso dell’assenzio anche negli Stati Uniti. Gli americani presero ad apprezzare questa bevanda tanto che verso la metà del secolo nacquero diverse distillerie che producevano assenzio, ed in particolare la richiesta di questo raggiunse i picchi massimi a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primissimi del Novecento . Nel 1912 fu proibito il commercio di importazione ed esportazione di assenzio, ma di fatto continuò ad essere prodotto, servito e consumato a livello locale fino al vero e proprio bando del ’20.
Risulta quasi superfluo specificare che lo stile americano si differenziava, anche a causa della diversa varietà di ingredienti reperibili localmente, dalla scuola Franco-Svizzera.
Ma veniamo al Butterfly nello specifico. La Patrick Dempsey & co, fondata dall’irlandese Patrick Dempsey (nato nel 1822 ed emigrato in America nel 1842), azienda che inizialmente (neanche a dirlo) produceva birra, passata in mano a George C. Dempsey (il figlio) nel 1900, aprì una distilleria a Boston ed iniziò a produrre anche whiskey, gin e nel 1902 nacque l’assenzio Butterfly e nel ’22 la Patrick Dempsey si sciolse.
La “leggenda” vuole che un absintheur americano, tale Brian Fernald, appassionatosi alla storia dell’assenzio e ai cocktails classici, abbia iniziato a fare delle ricerche sulle distillerie di epoca pre-bando del Massachusetts e che, facendo ricerche sulla Dempsey, abbia trovato quaderni con tanto di ricette ed appunti manoscritti. A questo punto Fernald si rivolge a Claud Alain Bugnon (perché proprio a Bugnon? L’assenzio preferito di Brian Fernald è La Clandestine) per resuscitare il vecchio Butterfly.
Vera o falsa che sia l’antica ricetta (o per meglio dire l’antichità della ricetta), si propone come un buon assenzio di qualità ed con un background interessante (a livello storico) quanto, ad esempio, quello del Blanchette o del Jade Nouvelle Orleans. Passando all’assenzio in sé, che personalmente ho gradito abbastanza, ritengo che ogni appassionato debba provarlo, è un sapore particolare e piacevole.
E’ stato uno dei pochi casi in cui il voto complessivo che avrei voluto dare non è coinciso con il voto effettivo dato dalla somma delle valutazioni dei singoli campi. Premetto che come complesso, senza contare ( ripeto) le singole caratteristiche, avrei dato qualcosa più che 80… (82-83) ma questo riguarda il mio personale gusto e non gli specifici criteri.”